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Rinoceronte: fine di un animale

Creato il 13 novembre 2013 da Cafeafrica @cafeafrica_blog

Qui pubblico un reportage di foto drammatiche che Traveller/Vanity Fair non ha potuto pubblicare, perchè davvero troppo forti. Rinoceronti uccisi, corpi sanguinanti abbandonati nella savana dopo che gli è stato strappato il corno, ritenuto afrodisiaco in Cina.

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È in corso la distruzione dei rinoceronti e tutto perché in alcuni Paesi dell’Oriente, il suo corno viene usato come medicina o addirittura sostanza afrodisiaca.
Il business legato al corno è diventato tanto interessante da attirare corpi miliziani professionali che arrivano in Sudafrica, Namibia, Zimbabwe, Zambia, Kenya, Tanzania, portando morte e violenza. Talvolta arrivano con elicotteri, sparando dall’aria, prendendo il malloppo e volando via indisturbati. Più spesso operano da terra, lasciando dietro di sé macellazioni truculente, viscere esposte e sangue. Pozze di sangue dentro le quali gli occhi dell’ultima vittima si sono specchiati. Pare che un corno venga pagato 100 mila dollari al chilo, un movente senz’altro interessante e che diventa sempre più difficile contrastare.
COME SI PUO’ AGIRE
Per fermare lo sterminio, che potrebbe portare questa specie a rischio alla totale estinzione in pochi anni, esistono varie strategie. Si può intervenire a livello politico e normativo, ma sono processi di lungo periodo, e non c’è tutto questo tempo per il rinoceronte. Si può intervenire procedendo alla sensibilizzazione delle popolazioni che alimentano il mercato. Il Principe Williams, ad esempio, assieme ad altri personaggi famosi, affiancati dalla ong Wild Aid, sta portando avanti proprio un progetto divulgativo in Cina e Vietnam, ma anche per istruire la gente ci vuole del tempo. Si può intervenire, infine, con attività di deterrenza e prevenzione direttamente sul campo. E, al momento, risulta la più rapida risposta contro questa maledetta guerra agli animali.
COME SI COMBATTONO I BRACCONIERI
Ecco perché le unità antibracconaggio sono fondamentali. Ogni parco nazionale, riserva comunitaria o privata ne ha bisogno per difendersi efficacemente dagli attacchi continui e sempre più complessi. Davide Bomben, presidente Associazione Italiana Esperti d’Africa – AIEA -, è un sergente istruttore di unità antibracconaggio per territori privati in numerosi Paesi africani. «L’unità ha come compito quello di controllare la zona affinché non avvengano attività illegali di uccisione o deprivazione degli animali e della natura – spiega Bomben –. La prevenzione e la deterrenza si attuano attraverso il gate control – controllo degli ingressi e check dei veicoli -, il perimetral control – controllo dei confini a piedi, cavallo o quad bike, talvolta anche con mimetizzazioni -, il property patrol – controllo dell’area in auto e a piedi -. A questo si aggiunge l’hot point control, che interessa i punti in cui i rinoceronti sono soliti abbeverarsi o accoppiarsi. Inoltre, durante le notti di luna piena c’è sempre un pattugliamento raddoppiato, perché le condizioni di luce facilitano il lavoro dei bracconieri. Ci sarebbero altre attività preventive, che però è meglio non diffondere e lasciare segrete…».
Tra le attività di un’unità antibracconaggio figura anche quella della pratica dell’avvelenamento del corno del rinoceronte. Il sistema, innocuo per l’animale, ma che rende nocivo il consumo da parte dell’uomo di materiale derivante dal corno, è utile come strumento di deterrenza, in quanto viene largamente pubblicizzato anche tramite tabelle in varie lingue – anche il mandarino – disposte nella proprietà.
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Pratica dell’avvelenamento del corno del rinoceronte
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Tabella di avvertimento dell’avvelenamento del corno del rinoceronte
Ulteriore aiuto viene dalla tecnologia attraverso l’impianto di un microchip nel corno. Questa attività è utile per l’individuazione dell’origine del corno, una volta che viene intercettato in alcuni passaggi di vendita.
«Posso testimoniare che finché c’è un’unità ben preparata e con dotazioni adeguate, la sicurezza degli animali è garantita», afferma il presidente AIEA. «Purtroppo, non tutte le riserve riescono a sostenere economicamente delle unità di prevenzione al bracconaggio, in quanto il personale ingaggiato deve essere altamente qualificato e, di conseguenza, l’equipaggiamento e la formazione sono piuttosto costosi».
COSA POSSIAMO FARE NOI
È appena partita la campagna di AIEA “Adotta un rinoceronte” con la quale con un contributo di 50 euro è possibile sostenere il futuro di questi animali, sovvenzionando le attività portate avanti dalle unità di prevenzione al bracconaggio. Ogni genitore adottivo riceverà una scheda del proprio rinoceronte con nome, età, nazionalità e lunghezza del corno.
Leggi articolo: vanityfair.it/rinoceronti-africa-bracconaggio-estinzione
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Certificato Adozione AIEA

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